[Allenamento libero] Sola in casa., Terza tecnica personale.

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CAT_IMG Posted on 10/9/2010, 22:30
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SPOILER (click to view)
Piège de Cheveux.
Tagliola di Capelli. Questa tecnica consiste nello strapparsi capelli o peli e gettarli attorno a sé. Questi possono (a scelta) allungarsi fino al massimo consentito dal livello e non appena qualcuno (chiunque, tranne Angelique) li calpesta questi gli si attorcigliano addosso, partendo dalla zona più vicina e cercando di stritolare il più possibile. La forza di stretta è pari alla forza di Rouge senza i bonus da licantropo. Angelique non ha alcun controllo su di loro, agiscono come le tagliole. Può strapparsi i capelli e i peli quante volte vuole ma il tempo di crescita è lo stesso dei capelli/peli che ha addosso.
Costo per 4 tagliole: 5; aggiunta di ulteriori tagliole: 1 per ogni tagliola.


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Angelique RougeLa giornata era stata lunga e non aveva dato risultati. Lucas Price era ancora un fantasma e Angelique era sempre più frustrata. Una volta a casa, si era svestita lasciando cadere gli indumenti in giro per l'appartamento e si era infilata subito nella doccia. Uno degli aspetti positivi di quel posto era quello. Nonostante fosse posizionato in periferia in un luogo dimenticato da Dio e tutte le altre divinità oltre che dagli uomini, nonostante avesse tre stanze totali e nonostante le uniche due finestre si affacciassero su un altro decadente palazzo, aveva l'acqua calda. In più l'edificio era praticamente vuoto al suo piano quindi non rischiava quasi mai di incontrare i suoi vicini.
Una volta in doccia, lasciò che l'acqua portasse con sé le sue preoccupazioni. Sempre più spesso si faceva largo in lei il dubbio che stesse facendo tutto per nulla. Tre anni prima, dopo aver perso Sophie, si era attaccata alla prima, vana e folle speranza che le era stata data e aveva vissuto fino a quel momento grazie a quella speranza. E se Price non avesse avuto il potere di resuscitare le persone? Se avesse vissuto tre anni alla ricerca di qualcosa che non si poteva realizzare? Con decisione, scacciava ripetutamente quel pensiero, conscia che era quella speranza a tenerla in vita. Sarebbe giunto il momento della verità ma fino a quel momento avrebbe sperato.
Con passo tranquillo uscì dal box doccia e prese a tamponare la pelle con l'asciugamano. I capelli erano bagnati ma prima di lavarsi li aveva accorciati così, ora che le stavano ricrescendo, aveva solo le punte bagnate. Era comodo quel potere, anche nelle cose di tutti i giorni. Una volta asciutta uscì dal bagno dirigendosi in camera da letto. Lì prese il primo completo intimo che le capitò a tiro e lo indossò. In quel momento sentì battere alla porta.
Nessuno bussava mai alla sua porta, nessuno sapeva che lei fosse lì. Pensava la medesima cosa anche quando aveva incontrato Ggio, il ragazzino esibizionista. Che fosse lui? Non si sarebbe sorpresa se quel moccioso fosse riuscito a trovarla di nuovo. Se fosse stato lui però, avrebbe buttato giù la porta.
La rossa si mosse silenziosa verso il comodino della stanza da letto, dove la Glock e 3 caricatori erano posati. Prese la pistola col caricatore pieno e si diresse verso la porta, non prima di aver posizionato gli altri caricatori poco più in dentro della porta della camera. Bussarono un'altra volta. La donna si posizionò sul lato sinistro della porta d'entrata, pronta a vedere chi la stava cercando.
« Chi è? » chiese con voce nervosa. La risposta fu un colpo di arma da fuoco, probabilmente un fucile a pompa dato il rumore e la dimensione del buco, dritto al centro della porta, dove l'aggressore poteva pensare si trovasse lei. Ok, non era il caso di aprire la porta. Angelique si mosse rapida allontanandosi dall'entrata, mentre un secondo colpo rompeva la serratura. Un terzo colpo sparato quasi su di lei le impedì di entrare in camera da letto e la costrinse a nascondersi in bagno.
L'appartamento aveva una planimetria molto semplice. Entrando dalla porta ci si trovava subito nel salotto/cucina, dove a sinistra c'era un piccolo divano malconcio e una vecchia televisione e a destra un piano cottura malandato. La seconda parte dell'appartamento era suddivisa nel bagno (a destra), nella camera da letto (a sinistra) e nel piccolo corridoio che li divideva. Insomma, un luogo non molto strategico per una sparatoria.
« Sempre degna della tua fama, Rouge. »
« Anche tu, Anderson. »
 
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CAT_IMG Posted on 10/9/2010, 23:14
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Angelique RougeL'uomo che le stava sparando era Ian Anderson, vecchio collega di Angelique al tempo dell'FBI. Era famoso per non andare mai sul sottile quando doveva compiere una missione. Lo sfondar le porte col fucile a pompa dopo aver bussato era il suo biglietto da visita. Uccidere l'obbiettivo con la Desert Eagle era la sua firma.
« Non pensavo saresti mai stata un obbiettivo » fece lui, mentre nascosto al lato della porta ormai sfondata, posava il fucile a pompa imbracciando la sua Desert Eagle, a 6 colpi, con il silenziatore incorporato.
« Io invece me l'aspettavo » rispose lei, mentre impugnava per bene la Glock, conscia di aver solo 17 colpi.
« Hai fatto parecchio casino » ammise Anderson, come spiegazione del fatto che avessero mandato lui.
« Dove l'hai preso il mio DNA? » chiese la donna, portandosi al limite della porta del bagno, pronta a far fuoco.
« L'ho preso da tua figlia » spiegò l'uomo, con voce desolata.
Ian Anderson era uno degli esperimenti dell'FBI, uno di quelli più riusciti. Una volta che gli veniva innestato in una parte del cervello un certo DNA, Anderson era in grado di trovare, ovunque fosse, la persona a cui corrispondeva quel particolare DNA. Era come se gli si attivasse in testa una specie di navigatore. In mancanza, però, del DNA dell'ex-agente, avevano impiantato in Ian quello della figlia, che possedeva parte di DNA in comune con la madre.
« Ecco perché ci hai messo un po' a trovarmi » aggiunse Angelique, fredda. Avevano riesumato sua figlia per trovarla. Imperdonabile.
« Stasera finirà tutto, Ange » disse l'agente, come per consolare la vecchia amica.
« No, Ian. Tutto deve ancora cominciare. »
La rossa si sporse di scatto dalla porta del bagno e sparò tre colpi in direzione dell'entrata. Subito dopo rientrò evitando quindi la reazione dell'uomo che, in risposta, aveva esploso due colpi nella direzione della rossa.
« Lo sai che non puoi vincere, Ange! »
La donna si sporse di nuovo e sparò altri tre colpi, quasi volesse zittirlo. Sapeva che non lo avrebbe preso ma al momento poteva solo impedirgli di entrare. Il problema stava nel fatto che lui, sicuramente, era munito di più caricatori. Lei, i suoi, li aveva sul pavimento della camera, appena oltre la porta. Non poteva però uscire dal suo nascondiglio, Ian l'avrebbe freddata senza problemi. Mosse quindi la chioma sciolta verso la direzione della stanza da letto, sperando che la distanza non fosse troppa per la massima estensione dei suoi capelli. Il fascio cremisi si era avvicinato di un metro all'obbiettivo quando altri due colpi di Desert Eagle lo tranciarono di netto, facendolo cadere inerme al suolo.
« Da quando puoi fare una cosa del genere? » domandò lui, sorpreso da quella novità.
Lei lo ignorò, conscia di dover rivedere la strategia. Allungò quindi prima i capelli al massimo, mentre lui parlava, poi si sporse dal bagno e prese a sparare, esplodendo quattro colpi. Nel mentre lanciò i capelli nella direzione dei caricatori. Non aveva calcolato che lui, rischiando di venir colpito, si sporgesse comunque e sparasse gli ultimi due colpi del caricatore contro la chioma, che si accasciò di nuovo, recisa, sul pavimento.
« Cosa cazzo sei diventata? Perché ti sei spinta così oltre? » le domandò, mentre cambiava il caricatore vuoto con uno pieno. Nella sua voce si avvertiva la sorpresa. Sapeva che lei era una mannara ma che fosse in grado di muovere i capelli... quello andava contro ogni logica. E cosa stava cercando di fare allungando la chioma?
 
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CAT_IMG Posted on 11/9/2010, 23:05
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Angelique RougeAngelique non aveva idee. I caricatori erano indispensabili se voleva sopravvivere ma non aveva modo di prenderli e nella Glock rimanevano ancora solo sette colpi. Forse poteva ritentare la tecnica di prima, sparando più colpi per tenerlo più a lungo bloccato dietro la porta.
« Ange, sto entrando, non rendermi tutto più difficile! »
No, non c'era più tempo per quella strategia. Ian Anderson aveva deciso che la partita doveva finire prima possibile. Lui aveva sei colpi, lei sette. Vista la maestria con le armi e la tipologia delle pistole, era lui quello in vantaggio.
Arrivati a quel punto Rouge poteva fare solo una cosa: aspettare che lui entrasse e la raggiungesse in bagno oppure muoversi e sperare di arrivare in camera viva. La seconda opzione era folle ma con qualche possibilità di riuscita. Rotolò quindi sul pavimento che divideva il bagno dalla camera sparando in direzione della porta i sette colpi rimanenti. Non appena ebbe varcato la porta della stanza da letto, l'agente Anderson aveva varcato quella dell'appartamento e si dirigeva correndo verso di lei. Angelique afferrò un caricatore e, dopo aver sganciato quello vuoto, caricò l'arma. In quel mentre l'uomo aveva superato il muro e, calpestando i capelli che le aveva precedentemente tranciato, le stava puntando addosso la Eagle. Rouge non avrebbe fatto in tempo a puntare la Glock su di lui e a sparargli, per posizione Ian era avvantaggiato. Angelique aveva perso. La sua determinazione per ridar vita alla figlia però non accettava la fine e, quasi in risposta a quel sentimento, i suoi capelli, per l'ennesima volta, si mossero per salvarle la vita. Il fascio di capelli più lungo, quello su cui lui aveva posato il piede, prese ad attorcigliarsi attorno alla sua gamba, quasi come fosse un serpente o una pianta rampicante. Per la sorpresa, Anderson sbagliò completamente mira e colpì lo stipite della porta della camera. Cercando di levarsi la chioma cremisi dalla gamba, indietreggiò e cadde all'indietro,dovuta andare a comprarne una nuova. I fori di proiettile invece li avrebbe stuccati.
andando a pestare con la testa l'altro fascio di capelli che si arrotolò attorno al suo collo e al suo busto, allungandosi fino ai due metri. Angelique, decidendo di non farsi domande (almeno in quel momento) e scattò in avanti, afferrando con la mano libera la Desert Eagle e strappandola dalle dita dell'uomo. Tenendo le due armi in mano, guardò il vecchio collega mentre veniva bloccato dai suoi capelli. Aveva generato delle tagliole, che scattavano a contatto con il nemico? Poteva interpretare così ciò che stava vedendo? Decide di sperimentare. Posò a terra, dietro di sé, l'arma di Anderson e la Glock e poi si afferrò i capelli con entrambe le mani, strappandoli senza farsi del male. Lasciò cadere la ciocca recisa sull'uomo ed essa, non appena lo ebbe toccato sul braccio, prese ad arrotolarsi su di esso. Ripeté l'esperimento altre due volte. Voleva esser sicura. Alla fine l'uomo stava venendo stritolato da cinque serpenti cremisi. Se l'avesse lasciato così sarebbe morto soffocato dopo un'agonia abbastanza lunga.
« Ange » la pregò Ian, con voce soffocata e impaurita. Rouge continuava a guardarlo e alla mante tornavano solo begli episodi passati con quell'uomo, l'uomo che sapeva dov'era e che l'avrebbe sempre ritrovata. Non poteva lasciarlo andare. Con un sospiro rassegnato, Angelique si avvicinò all'agente, gli si sedette a cavalcioni su di lui e gli sollevò il busto. Senza proferir parola, guardandolo negli occhi impauriti, afferrò la sua testa con entrambe le mani e gli spezzò il collo con un colpo secco. Così se ne andava Ian Anderson, uno dei migliori agenti che l'FBI avesse mai avuto tra le sue fila.
Non appena Ian aveva smesso di vivere, le chiome avevano smesso di stringere. Si erano adagiate, morbide, su di lui. La rossa quindi si era vestita, aveva preso la sua forma mannara e aveva trasportato in strada il corpo portandolo sulle spalle. Conscia che nessuno avrebbe visto (e che, nel caso qualcuno avesse visto, si sarebbe fatto i fatti suoi), aveva caricato Anderson nella sua stessa auto (non era difficile da riconoscere, solo lui poteva andare in giro con una Prius nera; le chiavi le aveva trovate nella tasca dei pantaloni dell'uomo) e aveva guidato fino al bosco che c'era fuori città. Lì, aveva seppellito il corpo. In seguito era tornata in città e si era diretta da uno sfasciacarrozze di sua conoscenza, il tipo di uomo che non chiede ma agisce, se pagato. Aveva così fatto sparire pure l'auto. A piedi era tornata nuovamente a casa sua. La porta era inutile così sfondata, la mattina sarebbe dovuta andare a comprarne una nuova, I fori di proiettile invece li avrebbe stuccati. Una volta nell'appartamento si era spogliata di nuovo e si era nuovamente infilata sotto la doccia, finalmente sola in casa.
 
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CAT_IMG Posted on 11/9/2010, 23:08
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Dove vivono i poveri ricchi.

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Bello 10 punti e tecnica approvata.
 
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