| Fermò la sua camminata quando Wesker frappose la spada fra di loro infilandola nel terreno, come a voler creare un muro tra i due. Ora la loro distanza era un metro circa, quindi il suo avversario era alla portata di qualsiasi attacco ma Ggio decise di ascoltarlo parlare ugualmente dato che quella sfida sembrava essere diventata più verbale che fisica. La cosa più divertente era che tutto ciò che diceva Wesker a lui non interessava. Lui era un Jaeguerjaques e l'ultima cosa che voleva sentirsi dire era come comportarsi. Lui era lui e l'unico a decidere cosa Ggio poteva o doveva fare era Ggio stesso e nessun'altro. Il mio nome è Ggio! Detto Sable, la Sciabola! Io sono come mi pare, dove mi pare e quanto mi pare, non importa chi sei, io sono un Jaegerjaques, noi non ci fermiamo davanti a nessuno, siamo i migliori, e se ancora non lo siamo lo diventeremo! Se pensi che basterà una vampira e uno stupido debito a fermare ti sbagli di grosso! E ora...finiamo questa pagliacciata! Senza preavviso, facendo perno sulla gamba destra, sarebbe partito un violento calcio rovesciato sinistro diretto alla sua testa, con l'intento di sbatterlo a terra grazie alla sua forza superiore. Una volta a terra Ggio gli si sarebbe messo sopra, con i piedi ai lati della sua faccia, caricando un affondo alla sua testa. Hasta la vista...galoppino. Lanciò il suo attacco che si sarebbe fermato nel momento in cui la lama fosse affondata nel nucleo sul volto, danneggiandolo, impedendogli di lanciare un altro laser. Subito dopo si sarebbe levato da sopra di lui, ridacchiando mentre il rilascio spariva e lui rinfoderava la sua spada. Non c'era possibilità che evitasse quell'attacco a causa dei suoi riflessi peggiori rispetto a quelli di Ggio. Non avrebbe fatto in tempo ad evitare il calcio, tanto meno l'affondo che per di più avrebbe danneggiato il suo nucleo, rendendogli impossibile lanciare un laser. Paura galoppino? Se si fosse alzato, Wesker si sarebbe reso conto che Ggio si era seduto a terra con le gambe incrociate le braccia conserte. La spada riluceva nel fodero dietro la sua schiena.
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