| Dicono che la notte porti consiglio, questo poteva essere vero a patto che la notte non suscitasse paura. Ma in fondo chi non ha paura delle tenebre? L'oscurità può essere solo temuta, oppure lasciarsi affascinare da essa è una sublime alternativa. Lasciarsi cadere nel dolce abbraccio delle tenebre era un riposo più unico che raro, farsi coraggio? Perché faticare quando puoi lasciarti andare nel suo lussurioso abbraccio? Ci sono modi e modi per cadere in quel delizioso baratro privo di fondo, innanzitutto, nascere come creatura delle tenebre era un buon inizio. Un vampiro ne aveva di cose da raccontare sulle tenebre, dato che la loro vita si svolgeva principalmente di notte. Quel giorno Katen aveva dormito più del solito, quando spalancò il suo sarcofago era già l'imbrunite e il sole infuocato aveva già tinto di rosso il cielo per morire dietro agli alti palazzi della città. Così al calare delle tenebre la vampira si vestì con il suo classico vestito nero e lungo, coperto però a sua volta da una giacca a vento scura, con le maniche larghe e il colletto alto. Non era una spia, non girava in incognito, per cui la giacca non era chiusa, semplice precauzione per il vento che tirava, anche la brezza estiva può fare brutti scherzi, e per chi vive un eternità avere problemi alle ossa era una tortura. Mentre si muoveva a passi lenti per le vie scure della città, Katen sentì il suo cellulare vibrare nella tasca interna della gicca. Poco curiosa, ma voltenterosa di capire chi la stesse cercando, lo afferrò e aprì il messaggio. Era da parte di sua sorella Kyoka che le raccomandava di non fare tardi. Se quelli dell'accademia avessero scoperto la sua fuga senza autorizzazione l'avrebbe scontata e amaramente. Decise di non fare troppo tardi, a meno che non avvenisse qualcosa di interessante, ma ci sperava poco a dirla tutta, non succedeva mai nulla che rientrasse in quella categoria. I vampiri non mangiano, non perché non possano farlo, ma perchè semplicemente non ne hanno bisogno, non cercano i valori nutrizionali necessari agli uomini, a loro basta il sange e basta e Katen era piuttosto in astinenza, poteva istigare qualcuno ad attaccarla per poi portargli via un pò di sangue con la scusa dell'autodifesa. I luoghi migliorni erano bar, pub e affini, e a portata di mano ne aveva uno dal nome molto interessante "Taverna dei Sogni Infranti". Che nome audace... Commentò tra sé, divertita, per poi passare una mano all'altezza dell'orecchi odestro sistemando la sua chioma bionda. Nel preciso istante in cui mise piede in quel luogo subito si congelò, bloccandosi come se avesse percepito qualcosa. Conosceva quella sensazione, era la stessa che aveva provato quel giorno in cui risvegliò il potere del Daiguren. L'inebriante tentazione dell'oscurità. I suoi occhi si mossero velocemente per cercare l'origine di tutto, non fu facile, ma pareva provenire da un tavolo per due, dove un postoera occupato da un ragazzo che pareva immerso nei suoi pensieri. Chissà a cosa stava pensando? E perché proprio lui quell'essenza? Dato che era rimasta imbambolata per diversi secondi, un cameriere si avvicinò a lei, perplesso, cercando di attirare la sua attenzione. Signorina? Vuole ordinare qualcosa? Katen si riprese dalla sua distrazione, sorrise furbescamente al cameriere e lasciò uscire una mano dalla manica, mostrandogli il simbolo dell'akatsuki colorato d'argento che portava sempre con sé come collana. Sai cosa portarmi, sarò in quel tavolo, vicino al ragazzo con la valigia... L'unica direttiva, poi il cameriere avrebbe annuito, lasciandola libera di avvicinarsi al posto libero. Mise una mano sulla sedia e la scansò. Per caso è occupato questo posto? Chiese pacata al ragazzo di fronte a lei, facendogli intendere che era sua intenzione sedere lì. Se avesse acconsentito, si sarebbe seduta senza problemi, portando i gomiti sul tavolo e le mani posizionate in modo tale da poterle far appoggiare il mento su di esse, restando con il volto di fronte a lui, esaminandolo con una falsa circospezione.
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